CHIESE REGGINE: SANT’ANTONIO ABATE DI ARCHI

Sita a nord della città di Reggio Calabria, nella contrada Archi, presso il torrente Scaccioti, rappresenta una testimonianza di architettura medievale dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova.
La chiesa è adesso dedicata a Sant’Antonio Abate; la sua storia e architettura sono state ricostruite in uno studio dell’architetto Francesca MartoranoChiese e Castelli medievali in Calabria” nel quale le varie fasi costruttive della chiesa si possono ricostruire anche grazie ad alcuni documenti di archivio che sono, tra gli altri, due diplomi di Giovanna I del 1363, relativi alla contesa tra la città di Reggio ed il Conte Sanseverino per il “diritto, la custodia e il governo” della fiera di Scaccioti che si svolgeva presso la chiesa di Sant’Antonio e il possesso della contrada.
In questi antichi documenti la chiesa è citata come esistente e molto importante sicuramente a partire dal XIII secolo se non già dal XII, ed il suo periodo di maggior fioritura è attestato per il XII-XIV secolo sia per la sua posizione importante dal punto di vista territoriale che per gli scambi e le comunicazioni.
Altri documenti di riferimento per la storia della chiesa sono stati le visite pastorali di cui fondamentali sono quelle del presule Monsignor Annibale D’Afflitto che si succedono dal 1599 al 1635, da queste si deduce che la chiesa nel 1594 subì l’incendio devastante dei turchi e fu riparata dai devoti.
L’edificio era suddiviso in tre navate, vi si accedeva attraverso due porte ed aveva un unico altare ed una fonte battesimale in marmo presso l’ingresso della navata centrale.
La prima fase costruttiva della chiesa si fa risalire al XII-XIV secolo quando era stato realizzato un edificio a tre navate privo di transetto, con pilastri ed abside tripartita.
Dai documenti finora rinvenuti non si hanno indicazioni circa i valori volumetrici della chiesa.
I materiali realizzati in questa fase, sono i mattoni molto spessi utilizzati nei pilastri, più sottili negli archi, i ciottoli fluviali ed i mattoni senza piani di posa, impiegati nella restante muratura.
In questa fase più antica la chiesa è collocata nel quadro più generale dell’architettura di tradizione basiliano-normanna; infatti dal punto di vista architettonico, sono fusi motivi orientali (mancanza del transetto, soluzione terminale triabsidata) con motivi occidentali (sviluppo longitudinale a tre navate: in quello successivo fu ricostruito il campanile).
La chiesa di Sant’Antonio Abate si può confrontare, per quanto concerne l’impianto planimetrico, con quella di Santa Maria di Terreti, la Cattedrale vecchia di San Severina, Santa Maria di Tridetti, l’ex cattedrale di Umbriatico e Santa Lucia extra moenia a Siracusa.
La chiesa nel tempo è stata oggetto di restauro più volte: all’inizio del XVII secolo, fu rifatto il muro settentrionale; tra il 1628 ed 1671, fu realizzata la chiusura degli archi della navata centrale e trasformata in sacrestia la navata settentrionale; nel XVIII secolo fu sollevato il piano di calpestio e vennero costruite le due cripte coperte con volte a botte e dotate di nicchie sulle pareti per le deposizioni funebri (secondo una consuetudine monastica unica nella città di Reggio); tali cripte attualmente sono accessibili attraverso due botole (originariamente chiuse da lastre marmoree di cui resta oggi solo la cornice) e sono servite da due scale in muratura di mattoni pieni; una ulteriore cripta è ubicata sotto la navata centrale e chiusa da una lastra di marmo bianco di Carrara con iscrizione del 1634: la sacrestia (ex navata settentrionale) fu utilizzata a cielo aperto per l’ingresso alle cripte; nel XIX secolo furono ricostruiti i muri della facciata e nel XX secolo fu edificato il campanile e realizzati vari interventi di rifacimento.
Nell’ultimo intervento di restauro conservativo ed adeguamento strutturale, avvenuto dal novembre 1999 all’agosto 2000, con l’inaugurazione della chiesa il 15 dicembre 2001, sono stati realizzati i seguenti interventi: realizzazione delle coperture della navata settentrionale e della navata meridionale, interventi di ripristino degli intonaci esterni ed interni, realizzazione della pavimentazione in cotto rustico delle tre navate e pose in opera di soglie e davanzali in pietra, realizzazione di portoni, finestre e porte interne in legno di castagno, pulizia e restauro delle cripte revisione ed integrazione dell’impianto elettrico.
Oggi l’edificio religioso si compone di tre corpi di fabbrica: una navata a pianta quasi rettangolare, una laterale della quale si è ricavata la sacrestia ed il campanile.
L’aula che si apre su uno slargo che funge da sagrato (i lavori di completamento sono stati conclusi nel dicembre 2004 con finanziamento dell’amministrazione comunale attraverso la realizzazione di pavimentazione in porfido, recinzione in legno ed elementi di arredo urbano in ghisa) è separata sul lato sinistro da tre pilastri con archi a sesto acuto in pietrame e mattoni dalla zona dove sono collocate le cripte, zona che termina con un’abside semicircolare, nella zona del presbiterio, sopraelevato rispetto all’aula, sul lato destro si apre una porta che conduce alla sacrestia,che si presenta illuminata da un’apertura sulla parete destra, la pavimentazione è realizzata con formelle in cotto rustico; la copertura è a capanna con struttura portante in legno, capriate a vista e manto di tegole coppi.
Gran parte della superficie delle pareti interne sono in pietrame e mattoni a facciavista, e l’illuminazione dell’aula è attraverso un’apertura lungo la parete destra.
Per quanto riguarda i beni mobili storico artistici presenti vi sono: all’ingresso sul lato destro la vasca di un’acquasantiera del XVII secolo in marmo scolpito e nella navata centrale la statua di Sant’Antonio Abate in legno scolpito e dipinto nel XX secolo.
I prospetti sono caratterizzati da un’architettura semplice; quello principale visibile in tre parti è caratterizzato a sinistra dalla torre campanaria realizzata interamente con mattoni pieni e traforata con quattro archi a sesto acuto, al centro è il portale con cornice e portone in legno, sormontato dal timpano che presenta al centro collocata una croce in ferro, a destra è la sacrestia con porta d’ingresso in legno; quelli laterali si presentano intonacati, in particolare quello destro presenta due aperture e quello posteriore con le tre absidi è privo di aperture.
La chiesa è aperta al culto un giorno al mese, precisamente quello dedicato al santo.
Il recupero di questa chiesa che non ha eguali nel reggino, ha significato ricucire la memoria storica e l’identità di un popolo, cancellati purtroppo dai terremoti e dall’incuria
La festa titolare avviene il 17 gennaio. Proprietà ecclesiastica.
[Tratto da: Reggio città d’Arte (di Maria Rosaria Fascì) -2005]