LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA

Era l’estate del 1970, a Reggio Calabria erano sempre attuali gli antichi malesseri che affliggevano la città, economia precaria, disoccupazione ed esodo verso il nord ricco e industrializzato. Il 14 luglio di quell’anno la goccia che fece traboccare il vaso. L’ennesima beffa per il popolo reggino che reagisce scatenando quella che passerà alla storia come la Rivolta di Reggio Calabria.

barricate

A innescare la violenta contestazione fu la scelta di Catanzaro quale capoluogo e istituzione degli enti della regione Calabria. Già al diffondersi della notizia, il primo cittadino reggino, il Sindaco democristiano Piero Battaglia, con l’appoggio di tutte le forze politiche eccetto il P.C.I. e il P.S.I., aveva proclamato lo sciopero cittadino per contestare la penalizzante decisione governativa.

i moti per Reggio capoluogo

Il 15 luglio un gruppo di reggini decide di occupare, per protesta, i binari della stazione centrale ma l’audace gesto viene represso dalla polizia con violente cariche che provocano il ferimento e l’arresto di parecchie persone.

Imoti per Reggio Capoluogo.

L’evento richiama una notevole folla nella centralissima piazza Italia, dinanzi il palazzo del Governo e quello del Comune, viene bloccata l’autostrada e si erigono le prime barricate nel centro storico cittadino. La gente richiede l’immediato rilascio degli arrestati ma la risposta della polizia è una nuova carica ancora più violenta.

i moti di reggio 5

La cittadinanza offesa e umiliata esplode in una violenta protesta. Quella sera circa in cinquanta ricorrono alle cure mediche, quasi tutti componenti delle forze dell’ordine poiché i reggini feriti non si recano in ospedale per evitare l’identificazione. Nella giornata successiva la situazione degenera causata dalla morte di Bruno Labate, un ferroviere che viene trovato agonizzante a ridosso del Corso Garibaldi dopo una carica della polizia. Ai suoi funerali partecipano in migliaia, sfilano in corteo dando fuoco ad automobili civili ed alcuni mezzi della polizia. Passando dinanzi il palazzo della Questura, sono migliaia a inveire ed attaccare senza remore alcuna della presenza massiccia della “celere” in assetto anti sommossa con i mitra pronti ad aprire il fuoco.  Solo la professionalità del questore Santillo evita una possibile strage.

Questore Santillo

La rivolta, accompagnata dallo slogan  “boia chi molla” viene diretta da un comitato d’azione capeggiato dal segretario provinciale della Cisnal, Ciccio Franco.

comitato d'azione

Tra barricate, occupazioni, molotov, attentati, cariche, incendi, centinaia di feriti, cinque morti, l’arrivo dell’esercito e dei carri armati, la rivolta di Reggio durerà fino al Febbraio del 1971.

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A placare gli animi è l’annuncio di Emilio Colombo, presidente del Consiglio dei Ministri, che a Gioia Tauro sorgerà  il 5° centro siderurgico nazionale e a Saline Joniche lo stabilimento della Liquichimica che offriranno oltre dieci mila posti di lavoro. La cittadinanza reggina, stanca e assetata di lavoro, accetta la proposta e abbandona la protesta.

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Altre foto della rivolta