LE GROTTE REGGINE: GROTTA LAMIA A MONTEBELLO JONICO

La Grotta della Lamia rappresenta a tutt’oggi la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria. Un’importanza del resto rimarcata dalle stesse tradizioni popolari che la vorrebbero collegata, per ignote vie sotterranee, al territorio di Melito Porto Salvo, ubicato oltre 5 chilometri più a sud. Molto simile,quanto a conformazione generale, alla Grotta di Tremusa nel comune di Scilla, la Grotta della Lamia si distingue da quest’ultima per le sue più vaste dimensioni, sia in fatto di sviluppo che di spazialità interna. Già dal più ampio dei suoi tre imbocchi si intravede la caratteristica peculiare degli ambienti interni: una serie di pilastri e tozze pseudo-stalattiti pendenti dall’alto, infatti, adornano l’intera antegrotta, conferendole un aspetto assai singolare. Pilastri e protuberanze rocciose appese alla volta sono da ascrivere al lento e continuo lavoro delle acque di infiltrazione. Queste hanno scavato l’arenaria pliocenica risparmiando solo quelle porzioni di massa rocciosa più tenaci, in seguito concrezionate per le deposizioni di colate calcitiche. Tutt’intorno, sulla volta e lungo le pareti, si possono osservare splendidi raggruppamenti di conchiglie fossili (genere Pecten), piuttosto diffuse anche in altre cavità della provincia di Reggio Calabria ma qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi. L’andamento interno, in leggera salita, è dovunque sub-orizzontale. Si possono seguire diversi percorsi, come in un vero e proprio labirinto, insinuandosi tra una gran quantità di pilastri rocciosi dalle forme più bizzarre. Infine gli ambienti tendono a restringersi fino a trasformarsi in vere e proprie strettoie, che presto inducono a tornare sui propri passi.

[Tratto da Speologia n°74] [Foto Claudio Fimognari]

Vedi anche: LA CAVERNA DI VALANIDI (O DELLA LAMIA) NEL RICORDO DI CARBONE GRIO