LEGGENDE DI CALABRIA: L’ASSEDIO DEL CASTELLO DI STILO

Secondo una leggenda, nell’anno 982, il califfo arabo Ibrahim Ibn Ahmad partì dalla Sicilia per nuove conquiste nella Calabria bizantina. Quando giunse in prossimità di Stilo, fu avvistato dagli abitanti della zona che, per ordine del “granduca”,  su suggerimento di San Giorgio, protettore di Stilo, tutta la popolazione si rifugiò all’interno del castello normanno.

Il califfo turco considerando che era quasi inaccessibile raggiungere il castello, avendo una sola via di accesso stretta e angusta, percorribile da una persona alla volta, in fila indiana, decise di assediarlo e attendere di poterlo conquistare “per fame” quando le provviste si sarebbero esaurite.

Arrivò il tempo che le provviste  all’interno del castello cominciarono a scarseggiare, aumentava  così la preoccupazione per una resa ormai prossima. Il granduca, nella disperazione del momento, astutamente, tentò uno stratagemma per  far desistere il nemico dal suo intento di conquista. Fece raccogliere il latte delle donne che avevano avuto dei figli da poco e con lo stesso fece fare una grossa ricotta che sparò contro gli Arabi appostati fuori le mura. Gli invasori si convinsero così che nel castello avessero grandi riserve di cibo se si permettevano il lusso di usarlo come proiettile contro il nemico e quindi l’assedio si sarebbe protratto ancora per molto tempo. Tra l’altro il califfò mangiò la ricotta ammalandosi di dissenteria che, erroneamente curata con decotti di salvia dai suoi medici, peggiorarono ulteriormente la malattia. A prendere il comando dell’esercito musulmano fu il nipote del califfo, Gabir, che decise di togliere l’assedio al castello e ritarsi.

Il luogo in cui la ricotta che permise di liberare il castello dall’assedio Arabo fu chiamato “Vinciguerra”, denominazione tutt’oggi esistente.