I BORGHI REGGINI: LAZZARO

L’antica Leucopetra (così chiamata per il colore bianco delle sue rocce) fa parte del comune di Motta San Giovanni. Attraversato dalla S.S. Jonica 106, a circa 15 Km da Reggio Calabria, il territorio di Lazzaro è di notevole interesse archeologico, a testimonianza di un passato ricco di storia. Studi e ritrovamenti archeologici confermano l’esistenza in loco di un villaggio già in età greca. Ciò è stato ulteriormente confermato dal ritrovamento di statuette fittili del IV sec. a.C. realizzate per il culto di Demetra, divinità agreste. Tra i ritrovamenti anche una stele in pietra e una colonnina dorica.

Anche in contrada Ferrina, nei pressi della Provinciale che collega Lazzaro con Motta San Giovanni, sono state ritrovate (1948) testimonianze del culto di Demetra.

Resti di una tomba inoltre sono stati riportati alla luce nel 1919. Mentre ritrovamenti  del XVIII secolo testimoniano l’esistenza di una necropoli databile intorno al IV sec. d.C. Dagli scavi sono stati recuperati quattro lucerne, una delle quali riporta una raffigurazione della Menorah, il candelabro a sette braccia simbolo della religione ebraica. Da qui la convinzione di molti studiosi di una presenza ebraica nell’antica Leucopetra, probabilmente per fini commerciali, data l’invidiabile posizione lungo le rotte marittime.

Nel periodo romano vi sorgeva la villa di Publio Valerio. Cicerone vi fece sosta, costretto dalle avverse condizioni del mare. In una proprietà, a pochi metri dalla Statale Jonica 106, sono ben visibili i resti che alcuni studiosi attribuiscono a quella villa: antiche mura, resti di mosaico e di un acquedotto, grossi stipiti di selce, una colonnetta granitica e altri frammenti.

La più importante chiesa di Lazzaro è Santa Maria delle Grazie. Dopo che il terremoto del 1908 ne distrusse la struttura originaria, essa fu riedificata nel 1926 in un sito adiacente. L’interno è a tre navate: entrando, sulla navata sinistra, è collocata una statua di Santa Barbara, comprata dai minatori del posto negli anni 50. Santa Barbara fu elevata a protettrice dei minatori, che da queste parti erano numerosi. La necessità di lavoro spingeva molti uomini a lavorare nelle miniere del nord Italia e all’estero, e diversi di loro perirono per cause di servizio. Oggi quei minatori vengono ricordati dai loro discendenti il 4 dicembre. Di particolare rilievo per la pietà popolare locale è la statua della Madonna delle Grazie col Bambino, collocata in fondo alla navata destra. Il simulacro fu realizzato nel 1911, in segno di ringraziamento, dal popolo di Lazzaro scampato al terribile terremoto del 1908.

La festa della Madonna delle Grazie si svolge ad agosto, e la statua viene portata in processione per le vie del centro. L’altare della chiesa è stato rifatto nel 1994, utilizzando pietra locale. Le campane risalgono al 1912. Dirigendosi da Santa Maria della Grazie in direzione mare, si arriverà alla chiesetta dell’Addolorata, una piccola, quasi anonima cappelletta che però ha un importante significato per la gente del posto. Durante il sisma del 1908, un tremendo maremoto inghiottì  l’originale chiesa dell’Addolorata. Questo piccolo luogo di culto, che ne porta il nome, non solo vuole ricordare l’antica chiesa, ma conserva (purtroppo ridotta in pezzi) l’originale statua dell’Addolorata. Accanto ad essa altre due statue più recenti invitano alla preghiera.

Una visita la merita anche la chiesa di San Vincenzo. Vi si arriva dalla S.S. Jonica 106, svoltando in direzione monte all’altezza del ponte San Vincenzo e costeggiando l’omonima fiumara. La strada non è asfaltata ma è facilmente percorribile. Dopo 600 metri si diparte una strettoia sulla destra che dopo 200 metri arriva davanti alla chiesa. Oggetto di recenti lavori di restauro, la chiesa presenta una scalinata in pietra.

Il centro abitato di Lazzaro è località balneare tra le più rinomate dell’hinterland reggino, ed offre una amena  spiaggia, a tratti sabbiosa, a tratti caratterizzata dalla presenza di ammassi pietrosi. Lazzaro è particolarmente viva durante la stagione estiva: attrezzature balneari, numerosi ristoranti e pizzerie, oltre al lungomare, invitano a trascorrervi piacevoli ore.

Il luogo è inoltre conosciuto per l’industria della lavorazione della pietra e per quella dei laterizi.

Proseguendo lungo il litorale jonico, tra le rocce delle quali si ricava la pregiata “pietra di Lazzaro”, ecco apparire col suo faro il Capo dell’Armi, l’antico promontorio di Leucopetra, sperone roccioso a picco sul mare. Il suo faro è punto di riferimento per le navi che imboccano lo Stretto di Messina da sud e per quelle dirette a oriente. Qui la costa calabra, abbandonando le correnti dello Stretto, prosegue per altri 38 Km verso est per poi, all’altezza di Capo Spartimento, risalire a nord verso la Locride.

Il bioclima particolare di Capo d’Armi (dove si registrano tra l’altro bassi valori di precipitazioni) è favorevole alla vita di caratteristiche forme di vegetazione, alcune delle quali peculiari del luogo.

Interessanti per gli amanti delle subacquea i fondali tra Lazzaro e Capo d’Armi. Scogliere sommerse si snodano parallelamente alla costa, tra i 40 e i 7o metri di profondità “Si tratta di vere e proprie orlate di roccia, come delle gradinate che scendono verso l’abisso …”, talvolta “ … con salti e pareti  alte anche dieci metri, sovente traforate da cavità più o meno anguste e profonde” (cfr. Turano Francesco). Da segnalare anche varie grotte, in particolare due, individuate a 50 metri di profondità.

 

Tratto da: Motta San Giovanni e il suo territorio, Laruffa editore 2002